Cina, compie 109 anni il padre dissidente del "Pinyin"
- taiview
- 13 gen 2015
- Tempo di lettura: 3 min
Ha permesso che l'alfabetizzazione nel paese raggiungesse il 90%

A 109 anni non ha smesso di lottare per ottenere democrazia e libertà. Zhou Youguang è uno dei più importanti linguisti che abbia avuto la Cina moderna ed è considerato il padre del "Pinyin", il sistema di romanizzazione del cinese che è ufficialmente adottato dalla Repubblica popolare. "Dopo 30 anni di riforme economiche, la Cina ha ancora bisogno di incamminarsi sulla via della democrazia", ha detto Zhou in un'intervista all'agenzia di stampa France Presse. "E' l'unica strada, l'ho sempre creduto", ha aggiunto il "padre del Pinyin", che è nato quando ancora in Cina al potere c'era la Dinastia Qing e il trono era occupato da un Figlio del Cielo, un imperatore. Il Pinyin è stato introdotto come sistema di romanizzazione negli anni '50 e, nei sistemi d'insegnamento del cinese in tutto il mondo, ha presto sostituito altri metodi di traslitterazione dalla scrittura ideografica di concezione straniera, più complessi. Vive in un piccolo appartamento al terzo piano di un palazzo a Pechino, in mezzo a una montagna di libri, tra questi i suoi. "Non sento alcun orgoglio. Non penso di aver ottenuto granché", dice oggi. L'età rallenta la sua parola, ma non ha intaccato in alcun modo la sua lucidità. "Per me, il compleanno non ha ormai alcuna importanza". Nato nel 1906 da una famiglia aristocratica, ha vissuto nei primi anni della sua vita il declino della dinastia Qing e il suo rovesciamento rivoluzionario. Poi si è spostato in Giappone, per studiare in un'università d'élite. Quando nel 1937 Tokyo lanciò l'invasione della Cina, Zhou si spostà nella città di Chongqing, dove si mise in contatto con l'allora debole Partito comunista. Dopo la sconfitta giapponese, mentre nazionalisti e comunisti si combattevano, Zhou si spostò a Wall Street per lavorare per una banca cinese. Nel periodo americano poté incontrare due volte Albert Einstein. Poi, nel 1949, tornò in Cina per insegnare economia e divenne vicino al numero due del partito, il raffinato Zhou Enlai. "Tornai per due ragioni: perché pensavo che il paese fosse stato liberato e avevo una nuova speranza. Ma anche perché mia madre era in Cina", ha scritto in un'autobiografia nel 2012. Era stato attratto dai comunisti di Mao Zedong, perché "allora si promuovevano come democratici", ha aggiunto. La linguistica, per lui, più che una materia di studio, è stata una passione. Nel 1955 fu assegnato come co-presidente della commissione che doveva permettere un aumento dell'alfabetizzazione riformando la lingua cinese. Sostenne un sistema basato in Unione sovietica, che rappresentava la pronuncia assieme a segni che indichino il tono. La proposta, denominata "Pinyin" è usato nelel scuole in Cina e ha contribuito ad aumentare l'alfabetizzazione dal 20 per cento negli anni 50 all'attuale 90 per cento. Il "Pinyin" è considerato il sistema di romanizzazione più semplice per il cinese, anche rispetto al Wade-Giles, sviluppato nel XIX secolo da due diplomatici inglesi e oggi sempre meno utilizzato. Nonostante il suo ruolo fondamentale, tuttavia Zhou non riuscì a salvarsi dal caos della Rivoluzione culturale. Nel 1966 fu inviato in un campo di lavoro a Ningxia per oltre due anni, lontano dalla moglie e dal figlio. "Non avevo mai dormito prima sulla terra nuda", ha scritto sull'esperienza. "Quando incontri difficoltà - ha continuato - devi essere ottimista. Il pessimista tende a morire". Il ventennio fino al 1980, a suo dire, è stato "buttato via". "In tutta onestà non ho nulla di buono da dire su Mao Zedong", afferma oggi, mentre ha una migliore opinione di Deng Xiaoping, che ha lanciato le riforme di mercato che hanno portato la Cina a essere la seconda potenza economica mondiale. Tuttavia, nel ritirarsi a 85 anni, Zhou ha scritto decine di libri nei quali spiega che le riforme economiche, senza quelle politiche, sono insufficienti: "Che il popolo cinese diventi ricco non è importante. Il progresso umano è, in definitiva, un progresso verso la democrazia". Zhou è probabilmente il più vecchio dissidente cinese, le sue opere restano censurate. Ma non demorde e tuttora è un lettore vorace. I pensatori che preferisce continuano a essere Confucio e Socrate. Il contesto per lui non è dei migliori. Il presidente Xi Jingping è ripartito con la soppressione del dissenso e diversi giornalisti, avvocati, accademici sono stati arrestati. Tra questi anche il giornalista 71enne Gao Yu e lo scrittore Tie Liu, 81enne, arrestato settembre. Ma, non avendo avuto paura da giovane, Zhou oggi non sembra intenzionato a farsi intimidire. "Io non penso che sia un problema di individui" commenta. "E' un problema del sistema. Non abbiamo libertà di parola in Cina".
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